Spesa pubblica

Due trend principali stanno mettendo gravemente a repentaglio il futuro degli italiani: l’elevato debito pubblico (che oggi supera il 130% del PIL e negli ultimi 10 anni non ha mai dato segnali di miglioramento) e l’invecchiamento della popolazione (più del 22% delle persone ha oltre 65 anni, e, soprattutto, l’Italia ha uno dei più bassi tassi di natalità in Europa).

 

Quale futuro abbiamo in un Paese indebitato e che invecchia? La crescita è stata debole o negativa per molti anni, ed ora è bassa, più bassa rispetto a tanti altri Paesi europei. È quindi necessaria una revisione profonda delle modalità di gestione di spesa pubblica, debito e fiscalità.

La spesa pubblica italiana è poco comprimibile; pertanto è necessario avviare un piano di modernizzazione e semplificazione della “macchina pubblica”, anche con una decisa e progressiva riduzione del perimetro di intervento pubblico nell’economia.

Abbiamo perso 20 anni con interventi incerti, incoerenti, troppo deboli o fuori tempo, mai continuativi. Analisi condotte da team esperti, come quello guidato da Carlo Cottarelli, hanno identificato alcune aree d’intervento strutturale (come la gestione degli acquisti o il taglio delle partecipate locali) e molti interventi di razionalizzazione, di limitato importo unitario, ottenibili solo con un lavoro costante all’interno delle amministrazioni pubbliche, affidato a mani competenti e indipendenti, in grado di individuare tagli puntuali e non lineari.

Alcune considerazioni sulle grandi voci di spesa:

  • Sanità: con una popolazione che invecchia e la vita media che si allunga, la spesa pro capite aumenta e tenderà ad aumentare in futuro.
  • Previdenza: vale anche qui la considerazione sull’invecchiamento e la vita media; inoltre, la generazione che va in pensione da oggi al 2050 ha pagato e paga contributi elevati, per cui non è pensabile praticare tagli drastici. Occorre separare chiaramente la gestione della componente assistenziale ed eliminare i residui privilegi ingiustificati.
  • Assistenza: la spesa necessaria per garantire la pensione minima anche alle persone che hanno versato pochi contributi è molto elevata e rappresenta un elemento di criticità rispetto alla sostenibilità della previdenza pubblica, unitamente ai costi assistenziali a favore dei disoccupati, giovani e non, dei lavoratori sottoccupati e delle famiglie in stato di povertà e indigenza.
  • Istruzione: l’Italia registra un deficit drammatico di laureati, per cui occorre avviare un rapido processo di miglioramento in vari segmenti dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia.

Le altre voci di spesa rappresentano aggregati molto meno rilevanti, sui quali occorre intervenire, ma i cui risparmi dovrebbero essere destinati a sostenere gli investimenti di sviluppo e modernizzazione delle infrastrutture. Per tali dinamiche è difficile ipotizzare risparmi complessivi su queste grandi voci di spesa nei prossimi 10 anni; e quindi, a parità di spesa totale, crediamo si possa migliorarne 10 volte l’efficacia, i criteri di distribuzione, l’equità.

Noi pensiamo che, ad esempio, l’Istruzione, che preferiamo chiamare Educazione, debba essere potenziata, debba avere più risorse. La riduzione del perimetro pubblico  e la valorizzazione di asset poco sfruttati o improduttivi possono liberare risorse aggiuntive. Ad esempio, lo spazio occupato da uffici pubblici, spesso in immobili di pregio e poco funzionali, può essere drasticamente ridotto accelerando la conversione a modelli di coworking e smart working.

Il debito pubblico italiano non consente distrazioni: controllo della spesa ed equilibrio di bilancio sono alla base del nostro programma. Il debito elevato ha generato un costo di 70 miliardi per interessi solo nel 2017; il percorso di rientro dal debito è necessariamente lungo e richiede interventi rigorosi e costanti. La via maestra è comunque una rigorosa stabilità della spesa pubblica (accompagnata da una redistribuzione fra capitoli di spesa), una riduzione a medio termine della tassazione grazie a un minor intervento dello Stato e l’allargamento della base dei pagatori, associata ad una ripresa della crescita demografica ed economica delle imprese.

La strada per l’Italia è strettissima e il rischio di peggiorare molto concreto; la pressione fiscale sugli italiani che pagano le tasse è molto elevata. Nel breve termine occorre concentrare le risorse derivanti dalla maggior crescita per alleggerire il peso della pressione fiscale complessiva e degli adempimenti gravanti su famiglie e imprese.

Le riforme fiscali sempre annunciate con promesse miracolistiche creano soltanto incertezza: ciò che serve è una reale semplificazione del fisco, eliminando e accorpando le imposte e tasse minori (senza creare mostri come l’Irap). 

Le tasse sono necessarie per consentire l’erogazione dei servizi ma:

  • Devono essere congrue rispetto al reddito e al nucleo familiare e coerenti con lo stadio del ciclo di vita delle imprese
  • Devono garantire l’effettiva equità e un gettito adeguato
  • Il pagamento delle tasse deve essere tracciato in tutto il suo percorso poiché, ad oggi, i contribuenti pagano ma non hanno consapevolezza di dove vada a finire il denaro

Il vero problema fiscale italiano diventa il suo carico, che grava oltretutto su un insieme di contribuenti troppo ristretto, e le basi imponibili sono molto limitate rispetto ad altri Paesi europei. In Italia dobbiamo allargare la base dei contribuenti con un abbassamento della fiscalità e rendere più efficiente il recupero dell’evasione (sempre a livelli superiori ai 110 miliardi da almeno dieci anni).

Qualsiasi riforma del sistema fiscale deve andare di pari passo con cambiamenti  organici della pubblica amministrazione, per modernizzare il Paese e garantire maggiore trasparenza ai contribuenti. Pertanto auspichiamo: 

  • Trasparenza del bilancio dello Stato, per responsabilizzare chi spende e rendere consapevoli i contribuenti dei flussi di entrata/uscita. Questo significa responsabilizzare pubblicamente il soggetto politico che gestisce la spesa e mettere il cittadino in uno stato di “conoscenza attiva” nella gestione dell’apparato pubblico.
  • Informatizzazione e digitalizzazione dei servizi verso i contribuenti (ad esempio, evitando ai cittadini di dover ritirare documenti da un ramo della pubblica amministrazione per consegnarli ad un altro ramo).
  • Consulenza e controlli preventivi da parte dell’amministrazione finanziaria, per “accompagnare” le imprese nelle scelte di carattere fiscale e non “punirle” ex post.

L’obiettivo delle riforme deve essere quello di creare un sistema veramente al servizio del cittadino, che conti sulla definizione di norme chiare e congrue: un sistema trasparente che non applichi retroattivamente la normativa fiscale ma che sia premiante per gli adempienti, incentivante per gli investitori, di sostegno per il consolidamento e lo sviluppo delle imprese, anche sui mercati internazionali. Nella visione della trasparenza, della responsabilizzazione e del merito, capisaldi del nostro programma, rientra l’intenzione di perseguire e contrastare qualsiasi forma di corruzione nella gestione e nel controllo delle attività pubbliche.

Per costruire il futuro, cittadini ed aziende hanno bisogno di stabilitàcorrettezza e regole certe.